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Comunicazione paraverbale e non verbale: cosa e come comunichiamo

Comunicazione paraverbale e non verbale: cosa e come comunichiamo

Lo sapevi che comunichiamo molto più con i gesti e con il tono di voce che con le parole? Il modo in cui comunichiamo è importante tanto quanto il messaggio verbale

Abbiamo già introdotto il tema della comunicazione paraverbale parlando dei 5 Assiomi della Comunicazione Umana di Paul Watzlawick, ossia quelle “proprietà semplici della comunicazione che hanno fondamentali implicazioni interpersonali”.

Alcuni studi di psicologia hanno mostrato che ciò che viene percepito durante una comunicazione di tipo vocale è così suddiviso:

  • Espressioni facciali per il 55%
  • Aspetto vocale (volume, tono, ritmo) per il 38%
  • Aspetto verbale (le parole) per il 7%

Per comprendere ciò che il nostro interlocutore ci comunica dobbiamo fare attenzione dunque alla comunicazione in tutti i suoi aspetti. Cerchiamo di capirne di più in questo articolo.

 

Comunicazione paraverbale

La comunicazione paraverbale riguarda il modo in cui la comunicazione viene espressa.

Riguarda cioè la voce (tono, volume, ritmo e timbro), le pause, le risate, il silenzio ed altre espressioni sonore, come ad esempio tamburellare sul tavolo o emettere suoni. 

Nel messaggio scritto la comunicazione paraverbale riguarda l’uso della punteggiatura, che ha lo scopo di inserire il ritmo della frase.

La comunicazione paraverbale, come del resto quella non verbale (che si riferisce al linguaggio del corpo)  invia messaggi spesso inconsapevoli e di tipo emotivo.

Attraverso il linguaggio paraverbale comunichi perciò le tue emozioni, i tuoi stati d’animo e le tue intenzioni.

Comunicazione Verbale, Non Verbale e Paraverbale

Elementi del linguaggio paraverbale

Come abbiamo detto, il linguaggio paraverbale fa riferimento all’insieme dei suoni emessi durante la comunicazione.

Si tratta, dunque, di un fattore legato all’utilizzo della voce per comunicare e comprende i seguenti elementi:

  • Tono
  • Ritmo
  • Timbro
  • Volume

Tono

Il tono della voce è uno dei fattori più importanti di una comunicazione. ll tono può esprimere apprezzamento o disappunto, entusiasmo o apatia, interesse o noia e può essere percepito in modo diverso da chi ascolta.

Con il tono indichiamo lo stile della comunicazione ed è un elemento molto potente per far assumere al linguaggio un significato invece di un altro, a prescindere dall’effettivo contenuto verbale.

Ritmo e velocità

Con ritmo si intende la velocità della comunicazione, che molto spesso è indice di uno stato d’animo particolare.

Volendo fare un esempio concreto, dal ritmo si può intuire se un soggetto è agitato, nervoso oppure completamente disteso.

Parliamo anche di pause, che sono fondamentali nella comunicazione e permettono di “scandire” le battute.

Ci sono pause piene (ehm, mmm…) e pause vuote (il silenzio). Servono per riprendere il filo o dare il tempo per un intervento al nostro interlocutore.

In campo professionale viene studiata qual è la velocità ideale per parlare in pubblico: solitamente che parla in modo veloce (ma comunque chiaro) è preferito perché evidenzia competenza.

Timbro

Per timbro intendiamo il carattere distintivo di un suono emesso da una voce.

Si tratta, dunque, del registro vocale tipico della persona, detto anche colore vocale.

Il timbro può essere avvolgente, rauco, profondo, vivace e così via.

Volume

Il volume corrisponde all’intensità sonora della voce ed è un aspetto molto importante del linguaggio paraverbale.

Generalmente, le persone che parlano con un volume di voce basso vengono percepite come timide, insicure e con una bassa autostima.

Al contrario, chi adotta un volume di voce alto può trasmettere sicurezza e fiducia in se stesso all’interlocutore.

Bisogna, però, fare attenzione: alzare troppo il volume può trasmettere anche prepotenza o aggressività.

Modulando il volume, è possibile variare l’intensità di quel che viene detto e ad enfatizzare alcune parole.

Ridere e altre espressioni sonore

Il riso è molto comunicativo. Informa sul nostro carattere, sul nostro umore del momento, sulle nostre inibizioni se lo tratteniamo o viceversa sulla mancanza di inibizioni se è rumoroso, aperto, schietto.

 

Le espressioni sonore (come sorridere) e la modulazione del volume (come sussurrare) sono efficaci strumenti comunicativi

 

Tossire, sospirare, fischiare

E tossire? Se la tosse non è fisiologica è utilizzata per attirare l’attenzione, ma può anche essere una tosse di tipo nervoso.

Sospirare comunica invece sofferenza, la noia, o l’esaurirsi della pazienza.

Fischiare serve come richiamo, per esprimere gioia, per disapprovare (in Italia) e al contrario come approvazione nei paesi anglosassoni.

Se c’è congruenza, sono tutte modalità comunicative che rafforzano il messaggio verbale.

Cosa può dire la voce oltre alle parole

Nelle diversi situazioni con la voce posso:

  • comunicare calma e tranquillità;
  • avvicinarmi alle persone lontane (parlando a voce alta per farmi sentire);
  • allontanarmi dalle persone troppo vicine (parlo forte così mi respingono);
  • creare una situazione di vicinanza (se mi avvicino e sussurro)
  • essere invadente o arrogante (se parlo a voce alta o cerco di parlare più forte di loro);
  • mettere a disagio le persone (ad esempio se urlo pur essendo vicino a loro).

Comunicazione paraverbale: consigli utili per una comunicazione efficace

Nei rapporti interpersonali può succedere, soprattutto se ci troviamo davanti a una persona che ci intimorisce, che l’emotività prenda il sopravvento con il rischio di far trapelare emozioni che non vogliamo escano fuori, trasmettendo imbarazzo e insicurezza.

Oppure, durante una discussione, anche rabbia o insofferenza.

Per questo è importante imparare a controllare la propria espressività.

Ecco alcuni importanti consigli per esercitarti nella tua comunicazione e renderla efficace:

Analizza la tua comunicazione

Cerca di capire quali sono i punti di forza e di debolezza del tuo linguaggio paraverbale. 

Impara dai migliori

Se vuoi imparare a comunicare in modo efficace, “ruba” i segreti dei migliori comunicatori. Cerca di capire il loro atteggiamento e le loro strategie per coglierne il meglio e applicarlo nella tua comunicazione.

Fai esercizio

Ora che hai capito quali sono le tue criticità, esercitati lavorando su tono, ritmo e volume della tua voce, cercando di raggiungere quello desiderato per comunicare l’emozione giusta al tuo interlocutore.

E ricorda:

  • Ascolta il tuo interlocutore: presta attenzione e non interrompere;
  • Guarda il tuo interlocutore negli occhi;
  • Gestisci gli spazi secondo il tipo di relazione;
  • Rallenta i movimenti;
  • Esprimiti in modo chiaro.


Se vuoi approfondire il tema della comunicazione puoi leggere:

 

Testo di riferimento:

  • Robert James, Comandi nascosti: Le strategie di comunicazione verbale, paraverbale e non verbale per migliorare la tua comunicazione persuasiva (E-book, 2017)

 

Articolo scritto nel mese di settembre 2021, rivisto e aggiornato nel mese di agosto 2024

Creo e gestisco contenuti per blog e siti web e scrivo testi ottimizzati SEO per un migliorarne il posizionamento sui motori di ricerca.

Da qualche anno tengo Corsi di Comunicazione e scrittura per il web per scuole e privati.

Ho una laurea magistrale in editoria e giornalismo, amo da sempre leggere e andare in montagna, palestra di vita.

Sara Soliman

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Metti in pratica il Marketing della Gratitudine e i  tuoi clienti si ricorderanno di te

Metti in pratica il Marketing della Gratitudine e i tuoi clienti si ricorderanno di te

Non spetta ai tuoi clienti ricordarsi di te. È il tuo lavoro che costantemente ricorda loro chi sei e il motivo per il quale siete entrati in relazione

Il marketing oggi, per essere efficace, deve basarsi su ascolto, empatia e servizio. Con il Gratitude Marketing, che implica fiducia e capacità di donare, ti farai ricordare.

Hai mai sentito parlare del marketing della gratitudine? Gli americani lo chiamano gratitude marketing.

Oggi voglio parlarti proprio di questo: di cambiare prospettiva nel tuo modo di fare marketing e di usare la gratitudine. Vedrai quanto farà bene a te e alla tua attività.

Cos’è il Marketing della Gratitudine

In questi anni di attività ho imparato che il lavoro è dinamico e sempre in cambiamento.

E che i clienti cercano due cose: qualcuno di cui fidarsi e qualcuno su cui poter contare, qualcuno insomma a cui affidare la propria immagine e a cui delegare alcuni aspetti della loro attività certi di non esserne delusi.

Mentre il marketing tradizionale si limita a parlare alle persone, il gratitudine marketing entra in connessione con esse in una relazione umana autentica e personale.

Ricorda che:

Le persone si dimenticano cosa hai detto o fatto ma non dimenticano come le hai fatte sentire e se hai fatto qualcosa di particolare per loro.

Anche il marketing della gratitudine è qualcosa di dinamico: dal momento che è centrato sul cliente e punta a migliorargli la vita, i ritorni non possono che essere positivi anche per te.

Come cominciare a praticare la gratitudine?

Tutti noi, con la nostra attività, possiamo fare ogni giorno qualche piccolo gesto per coltivare la gratitudine.

Le persone amano essere apprezzate: possiamo cominciare ringraziando quei clienti che già fanno parte del nostro business.

Michael F. Sciortino, “padre” del Gratitude Marketing (suo il libro Gratitude Marketing, how you can create clients for life, 2015)  scrive che sono 3 le frasi che dovremmo abituarci a usare più spesso:

  • Grazie.
  • Cosa ne pensi?
  • Sono fiero di te.

“Mostrare gratitudine è una delle cose più semplici ma anche delle più potenti che gli esseri umani possano fare l’un per l’altro.”

Randy Pausch

Dobbiamo cominciare a pensare che le relazioni sono un privilegio e che il significato della nostra vita sta non in ciò che abbiamo ma in ciò che doniamo agli altri.

Prova a vedere le cose dal punto di vista del tuo cliente e chiediti perché dovrebbe scegliere te piuttosto che scegliere altre opzioni presenti sul mercato.

La risposta è semplice. Le competenze sul tuo campo stanno alla base del tuo lavoro, ma sono le attenzioni e la premura che fornisci che fanno la differenza.

gratitude marketing

5 motivi per cui dovresti introdurre il Gratitudine Marketing nel tuo lavoro

Introdurre la gratitudine nella routine lavorative porta 5 vantaggi interessanti:

  1. Quando i clienti sperimento la generosità e la gentilezza del tuo modo di lavorare parlano bene di te favorendo il passaparola.
  2. Donare agli altri è il più grande regalo che puoi fare a te stesso.
  3. Il gratitudine marketing è utile per consolidare le relazioni già acquisite. 
  4. La risorsa principale del tuo business è data dalle relazioni con il cliente e se coltivi una relazione crei il cliente per la vita.
  5. La relazione col cliente può diventare più preziosa se utilizzi una comunicazione più affidabile e significativa.

In quest’ottica il tuo obiettivo principale è quello di comprendere al meglio cosa è importante ora per i tuoi clienti e quello di determinare cosa la tua attività può fare per migliorare la vostra relazione.

Prova allora a chiederti se il tuo modo di fare marketing si fa ricordare e se produce i risultati sperati. Ma anche se ti impegni abbastanza affinché i tuoi clienti siano soddisfatti di te.

Gratitude marketing: come instaurare un rapporto di fiducia

La fiducia implica il concentrarsi su ciò che è importante per l’altro e solo con il rispetto, la sincerità, la comprensione e le attenzioni verso di lui potrai distinguerti.

Ma come possiamo definire la parola “fiducia”? Proviamo a spiegarla utilizzando il rispettivo in inglese: trust.

T: total

R: respect

U: understanding

S: sincerity

T: thoughtfulness

La fiducia si basa sul modo in cui si impostano le relazioni interpersonali: coltiva le relazioni e i tuoi clienti si fideranno di te.

Ricorda che la fiducia è il regalo più prezioso che il cliente può offrirti.

Non spetta ai tuoi clienti ricordarsi di te. È il tuo lavoro che costantemente ricorda loro chi sei e il motivo per il quali siete entrati in relazione.

Dovresti dare al tuo cliente la possibilità di raggiungere sempre, quando ne ha bisogno. E la tua comunicazione deve essere:

  1. Semplice da capire
  2. Semplice da seguire
  3. Difficile da dimenticare

“Provare gratitudine e non esprimerla è come incartare un regalo e non consegnarlo.”

William Arthur Ward

Nell’articolo Il Marketing della Gratitudine: fiducia, empatia e servizio per consolidare le relazioni condivido alcuni consigli su come mettere in pratica, con alcuni gesti semplici, la gratitudine. Ne riporto qualcuno qui di seguito.

1. Ricorda il compleanno dei tuoi clienti

Fatti sentire con una telefonata, una newsletter o un messaggio personale di auguri. Essere ricordati fa piacere.

Ricorda che donare fa bene a se stessi perché rilascia endorfine e fa felice chi riceve il dono perché si sente speciale ed è un modo di agire che fa star bene te e che, nel medio o lungo periodo, ti può far ottenere dei risultati interessanti.

È un gesto di marketing? Lo so, ma significa lavorare nella direzione giusta perché sono queste le cose che, anno dopo anno, consolidano la relazione.

2. Coltiva la capacità di ascolto

La capacità di ascolto è la base di un rapporto empatico. Saper ascoltare significa non solo capire ciò che l’altro sta dicendo con le parole, ma anche riuscire a cogliere ulteriori aspetti, come una sofferenza o un bisogno, che non vengono espressi in maniera diretta.

Ascoltare una persona in modo attivo porta alla creazione di un rapporto di fiducia, di comprensione, favorendo così il formarsi di un legame autentico.

3. Ogni tanto fai un regalo inaspettato

Non servono grandi cose: un buono sconto o qualcosa di tua produzione sono sufficienti per creare affiliazione e farsi ricordare.

Gratitude Marketing: l’importanza degli apprezzamenti

Per comprendere a fondo il concetto utilizziamo di nuovo il rispettivo termine inglese: care.

C: consistent

A: appreciation

R: regurarly

E: every day

Per quanto si possa essere sicuri di sé, fa piacere ricevere dei riconoscimenti per il proprio operato, per i propri progressi, per quell’idea nuova o particolare.

È per questo che gli apprezzamenti sono importanti.

In realtà le persone fanno fatica a fare apprezzamenti e riconoscere i meriti altrui: un po’ per alcune convinzioni errate (come ad esempio “lodare troppo non va bene”) un po’ perché sono concentrate sui loro progressi.

Bisognerebbe invece capire che l’apprezzamento ti permette di entrare in sintonia con l’altro e di creare un ponte comunicativo autentico.

E tu, come ti poni con i tuoi clienti? Cosa ne pensi di questo approccio?

Una cosa è certa: strutturare una strategia lavorativa che possa considerare il marketing della gratitudine è la migliore strada da perseguire per ottenere dei risultati. È un modo di porti che ti dà una prospettiva nuova e, soprattutto, fa percepire il tuo valore ai tuoi clienti.

Se hai bisogno di qualche suggerimento per la tua attività non esitare a contattarmi: sarò felice di aiutarti.

 

Potresti leggere anche:

Ti consiglio un testo:

  • Michael F. Sciortino, Sr., Gratitude Marketing, how you can create clients for life, Advantage Media Group, Charleston, South Carolina (USA) 2015

Articolo scritto nel mese di luglio 2020, rivisto e aggiornato nel mese di febbraio 2024

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Copywriting e comunicazione efficace: la scala dell’astrazione

Copywriting e comunicazione efficace: la scala dell’astrazione

Per scrivere in modo efficace impara a salire e scendere lungo la scala dell’astrazione: ti aiuta a scrivere con precisione e a far vedere ciò di cui parli al tuo lettore

La scorsa settimana ho scritto un articolo sull’importanza di scrivere in modo preciso e, parlando di parole concrete e astratte ho citato la scala dell’astrazione (se non lo hai letto trovi il link alla fine di questo articolo).

A cosa mi riferisco quando parlo della scala dell’astrazione in ambito comunicativo?

La scala dell’astrazione è una scala del lessico, dove alla base ci sono le parole che definiscono le cose concrete, mentre ai pioli più alti ci sono le parole astratte. Sono quei termini che evocano soprattutto concetti e idee.

In pratica, la scala dell’astrazione rappresenta l’equilibrio che dobbiamo avere tra il concetto concreto e il concetto astratto di un termine.

È molto importante sapersi muovere in salita e in discesa sulla scala dell’astrazione, tanto per la buona riuscita dei tuoi scritti quanto per una comunicazione attenta e mirata.

La scala dell’astrazione: come funziona

Il concetto di scala dell’astrazione è stato introdotto nel 1939 dal linguista canadese Samuel Ichiye Hayakawa nel suo libro “Il linguaggio in azione”. 

L’autore afferma che il modo in cui noi esseri umani pensiamo incide su ciò che trasferiamo attraverso lo scritto o la comunicazione in genere, attraverso vari gradi di astrazione.

Mi spiego meglio. Immagina i concetti a cui pensi come se fossero disposti lungo i gradini di una scala. 

Alla base, punto in cui la scala poggia a terra ed è quindi più solida, ci sono le cose concrete della vita: la lista della spesa, il pane, il cane che abbaia, un libro, tutto quello che possiamo toccare.

Al contrario, la cima della scala rappresenta i pensieri astratti, i concetti e gli ideali che ci passano per la mente, come per esempio la libertà, la giustizia, il benessere o la felicità.

In mezzo alla scala ci sono gli elementi che si trovano a metà strada fra un concetto astratto e una cosa concreta: il burocratese, il gergo aziendale, le frasi fatte. “Firme in calce” o “ampia gamma di prodotti” ne sono un esempio ed è meglio evitarle.

Per capire meglio come funziona la scala dell’astrazione facciamo un esempio concreto con tre elementi in sequenza.

Se pane, pranzo e mangiare sono sui pioli in basso, cibo e pasto sono un po’ più in alto, mentre nutrizione, sazietà e appagamento sono ancora più su. 

Copywriting efficace

Quando uso la scala vedo tutte le parole in sequenza e le relative immagini delle quali voglio trasmettere il concetto. Così posso scegliere.

Altri esempi in sequenza:

  • alla base della scala il romanzo I Promessi Sposi, nel centro della scala la letteratura classica, all’apice la letteratura in generale;
  • alla base della scala un panino con il formaggio, al centro i panini e in cima l’alimentazione;
  • alla base della scala il tuo telefonino nuovo, nel mezzo i telefonini in generale, in cima gli strumenti di comunicazione.

Salire e scendere la scala dell’astrazione

Un bravo copywriter (ma anche un bravo insegnante e comunicatore) deve saper salire e scendere lungo la scala dell’astrazione. 

Se rimani sullo stesso livello, che sia la base o la cima della scala, dai forma a un messaggio non efficace. Il tuo discorso sarebbe infatti piatto, poco preciso e difficilmente comprensibile. 

Può succedere infatti di rimanere ad un livello troppo basso, quindi troppo concreto di ragionamento: è il caso del professionista che espone una serie di dati aziendali senza spiegarne il significato.

Se non vi è alcun riferimento concreto è probabile che il pubblico non comprenda.

Ma anche un ragionamento astratto, se non lo completi con spiegazioni concrete, non è efficace.

Pensa, ad esempio, a un discorso politico: se al lungo elenco di norme e di ideali non vengono aggiunti anche gli aspetti della vita dei cittadini che si propone di migliorare, le parole del politico si perderanno nel vuoto.

Per far sì che il tuo messaggio sia chiaro e ben comprensibile, devi quindi salire e scendere dalla scala dell’astrazione più volte, dando il giusto equilibrio fra concretezza e astrazione. 

Il lettore e l’ascoltatore devono essere coinvolti ad ogni gradino della scala, in modo da mantenere il filo logico del discorso.

Salire la scala dell’astrazione

Salire lungo la scala dell’astrazione ti sarà utile per spiegare un elenco di dati concreti che altrimenti sarebbero di difficile interpretazione.

Ci sono diversi modi per salire gli scalini della scala dell’astrazione. 

Molto efficace è rispondere alla domanda: “Perché è importante?”. In questo modo troverai le correlazioni fra l’elemento concreto di cui stai parlando e il suo significato più generale. 

Ecco alcuni suggerimenti di risalita della scala, se parti da un livello concreto:

  • Se hai utilizzato grafici e diagrammi crea un’immagine riassuntiva per creare collegamenti mentali;
  • Riassumi il tuo discorso fornendo delle linee guida;
  • Trova relazioni fra i tuoi dati e i valori, in modo da guidare il lettore verso concetti più ampi.

Scendere la scala dell’astrazione

Scendere lungo la scala è utile quando parli di elementi molto teorici.

In questo caso per non annoiare il pubblico, che ti segue con difficoltà, fornisci dettagli concreti facili da ricordare.

Se per salire la scala la domanda da porsi è “Perché è importante?”, per scendere rispondi alla domanda: “Come funziona?”.

La risposta ti aiuterà a trovare le giuste correlazioni con la realtà.

Altri consigli:

  • Utilizza un linguaggio sensoriale e guida il pubblico attraverso i suoi sensi: vista, olfatto, udito, gusto e tatto;
  • Racconta brevi storie e aneddoti;
  • Fai esempi concreti per spiegare quello che stai dicendo;
  • Scendi nello specifico attraverso l’uso di dati, tabelle e casi studio.

Descrivere, raccontare, mostrare

Descrivere e raccontare non basta. Bisogna riuscire a mostrare.

Ed è a questo che serve la scala dell’astrazione che, percorsa rapidamente in su e in giù, offre un ventaglio di scelte possibili.

Se l’immagine della scala dell’astrazione è del linguista canadese S. I. Hayakawa, è Andrew Dlugan, esperto in public speaking e founder of Six Minutes, che che ci dà alcuni suggerimenti per salirla e scenderla in modo efficace.

Li riporto nell’infografica qui sotto.

Copywriting efficace

Salire e scendere lungo la scala dell’astrazione ti aiuta a scrivere in modo efficace

Usando la scala dell’astrazione ci apriamo alle infinite potenzialità del linguaggio e riusciamo a capire come non esista parola uguale all’altra.

Per questo è necessario scegliere con attenzione le parole giuste.

E tu, mentre scrivi usi la scala dell’astrazione? Se vuoi, puoi farmi sapere come ti muovi nel box qui sotto.

Sull’importanza della scelta accurata delle parole puoi leggere anche:

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Se invece ti interessa un corso di scrittura per il web a questa pagina trovi gli ultimi due corsi sul copywriting che ho messo a punto.

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Copywriting inclusivo: sul web e sui social usa un linguaggio che non discrimina

Copywriting inclusivo: sul web e sui social usa un linguaggio che non discrimina

Per non alimentare stereotipi e pregiudizi scegli le parole giuste: ecco cosa devi sapere

Quando scriviamo sul web dobbiamo stare molto attenti a non offendere singole persone o intere categorie di persone.

Anche se spesso si tratta di errori involontari e in buona fede, le conseguenze di un copy non attento alle persone possono essere terribili sulla reputazione di chi scrive e dell’azienda che rappresenta.

Chiunque abbia la responsabilità di scrivere e publicare a nome di un’azienda, sia esso un copywriter, un social media manager, un redattore o un giornalista dovrebbe conoscere a memoria le regole da seguire per scrivere in modo inclusivo e non cadere in questi spiacevoli errori.

Vediamo prima di tutto una definizione di linguaggio inclusivo, poi come funziona la nostra lingua e infine quali sono i temi che il linguaggio inclusivo si propone di trattare.

Linguaggio inclusivo: definizione

Il linguaggio inclusivo si basa sulla costruzione di forme di comunicazione prive di stereotipi, pregiudizi e atti discriminatori nei confronti di determinate categorie di persone.

Usare un linguaggio inclusivo significa dunque non utilizzare parole, frasi, immagini e toni che perpetrano stereotipi di genere o discriminazioni verso specifici gruppi di persone a causa del loro sesso, orientamento sessuale, identità di genere, età, etnia o aspetto fisico.

copywriting inclusivo

L’italiano è un linguaggio binario

L’italiano, per sua natura, non è una lingua neutra. Quando comunichiamo abbiamo a disposizione un linguaggio che grammaticalmente si declina in due modi: al femminile e al maschile. 

Se parliamo di linguaggio inclusivo va da sé che per definire moltitudini di persone tale binarismo non sia più sufficiente.

Se consideriamo che la lingua è un insieme di regole e significati in costante evoluzione e che siamo alle prese con qualcosa che cambia di giorno in giorno mi sembra doveroso provare a dettare delle regole e a mettersi in gioco per cambiare ciò che “è sempre stato così”, fosse solo per sensibilità o attenzione verso altre persone.

Attenzione al maschile sovraesteso

L’esempio più rappresentativo di discriminazione di genere è Il maschile sovraesteso (o maschile generico), una delle convenzioni più diffuse nella lingua italiana tanto da non farci ormai più caso.

Il maschile generico è quell’espediente linguistico che comporta l’uso del genere grammaticale maschile per includere sia gli uomini che le donne.

In italiano, ad esempio, si usa il termine “fratelli” per indicare sia i fratelli che le sorelle; e anche la forma al singolare è caratterizzata dall’uso del maschile (il sostantivo maschile “medico” indica sia professionisti uomini che professioniste donne).

Ad esempio, la frase declinata al plurale maschile:

“Gli studenti stanno svolgendo una prova pratica”

Potrebbe benissimo essere sostituita con la frase:

“La classe è impegnata in una prova pratica”, comprendendo così il maschile e anche il femminile.

La nostra lingua è piena di costrutti come questo, che ricorrono al maschile sovraesteso.

In realtà, se riflettiamo, le alternative per adottare un linguaggio che includa anche le donne esistono.

La festa dei lavoratori, ad esempio, può diventare “La festa del lavoro”; per definire gli studenti possiamo utilizzare il collettivo “classe”; al posto di benvenuto potremmo utilizzare un più caloroso “Siamo felici di averti qui”.

Con un po’ di creatività possiamo costruire un discorso più inclusivo. Proviamo a cambiare il punto di vista nella frase, usiamo i nomi collettivi e astratti, i sinonimi.

Cerchiamo di non utilizzare sostantivi, pronomi e aggettivi che non siano neutri.

La nostra lingua ci offre tante soluzioni per aggirare il maschile sovraesteso, come quelle di utilizzare perifrasi, forme impersonali, o preferire i verbi ai participi.

Quando dobbiamo fare riferimento ai gruppi di persone andiamo alla ricerca dei sostantivi generici che definiscono le categorie.

Ad esempio, per i indicare “i medici” possiamo utilizzare anche “personale medico”; per “professori” e “docenti” usiamo “corpo docente”; sostituiamo “scienziati” con “comunità scientifica”.

Copywriting inclusivo: di cosa parliamo

Si parla di linguaggio inclusivo da sempre, ma negli ultimi anni la conversazione è quanto mai attuale e calda.

Il copywriting inclusivo fa riferimento a quei temi che toccano la sensibilità delle persone. I temi sono quelli di cui la società discute da sempre: il sesso, le disabilità, l’età, le malattie, la religione, l’etnia e la politica.

Vediamoli uno alla volta.

Sesso

Alcune persone si identificano con il sesso che hanno dalla nascita; altre, invece, hanno scoperto durante la vita di appartenere a un genere che non corrisponde al sesso di nascita. 

Bisogna evitare qualsiasi contenuto che ne parli come fosse una patologia o che ne sminuisca il genere.

È importante anche non usare un linguaggio che riduce le persone al loro sesso biologico dando per scontato l’identità di genere.

Per questo motivo non scrivere:
“Questo post è per tutti i maschi”
“Il prodotto x è per vere donne”

Usa il genere come aggettivo, non come sostantivo. E non usare la sessualità come condizione.

Non scrivere: “Un gay”
Scrivi: “Una persona gay”

Se devi parlare di famiglia considera di parlare a diverse forme di famiglia, non solo quella tradizionale.

Il mondo non è diviso in pecore e capre.
Non tutte le cose sono bianche o nere.
È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete.
Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte.
Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto.
Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso.

Sono parole di Alfred Kinsey, biologo e sessuologo statunitense

linguaggio inclusivo

Donne

Le donne non sono più solo mamme, mogli, casalinghe, cuoche o maestre. Quando parliamo di donne dobbiamo imparare a stare lontani da questo stereotipo, quest’idea che le ingabbia in un ruolo ormai superato, o almeno non sempre condiviso.

Non usare sempre “uomini e donne”, ma anche “donne e uomini” (se ti sembra che non suoni bene è perché non siamo abituati).

Fai attenzione al maschile sovraesteso: non usare “uomini” per indicare la razza umana.

Scrivi “diritti umani” e non “i diritti dell’uomo”.

Scrivi “bambini e bambine” e non solo “i bambini”.

Ministra, magistrata, sindaca: se ci suona strano non è per ragioni di tipo linguistico, ma culturale, come ha scritto l’Accademia della Crusca. 

Dunque l’utilizzo al femminile di questi e altri nomi storicamente maschili è non solo corretto, ma anche inclusivo.

Età

L’età è importante solo quando parliamo di vini, formaggi e prodotti alimentari che richiedono stagionatura, quando parli di persone non usare “giovane”, “vecchio”, “anziano”.

E non inserire l’età se non è indispensabile.

Non scrivere: “Sconto del 30% per tutti gli anziani dai 65 anni in su”.

Scrivi: “Sconto 30% per tutte le persone dai 65 anni in su”.

Disabilità e malattie

Quando si parla di disabilità e malattie il rischio più grande è quello di identificare la persona con la sua disabilità, cosa che accade quando chiamiamo qualcuno “disabile”.

Ecco alcuni modi corretti per parlare e scrivere le disabilità:

Non scrivere “disabile”, “handicappato”
Scrivi “persona con disabilità”, “persona con handicap”

Non scrivere “cieco”
Scrivi “persona cieca”

Non scrivere “bambino autistico”
Scrivi “bambino con autismo”

Cos’ha di sbagliato l’utilizzo di parole come “disabile”?
Sono termini totalizzanti e identificano la persona con la sua patologia o il suo problema.
Al contrario, l’espressione “persona con disabilità” lascia intendere che la persona possiede molteplici tratti e che la disabilità è solo uno di essi. 

Inoltre:

Non riferire una disabilità se non è indispensabile.

Non associare una persona con disabilità a termini che svalutano.

Questo vuol dire rispettare e valorizzare ogni persona indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche.

È importante anche non sottovalutare le malattie e il modo di parlarne. Termini come “dislessia”, “depressione” o “pazzia” non sono metafore adatte per indicare comportamenti di persone sane con qualche problema esistenziale: utilizzale nel contesto corretto.

Etnia

L’etnia di qualcuno va scritta solo quando è indispensabile per la comprensione del testo (cosa che non avviene quasi mai se pensiamo per esempio alle notizie di incidenti).

Quando parliamo di etnia o razza dovremmo poi cercare di capire sempre come queste persone preferiscono essere definite.

Religione

Anche religione di una persona va sottolineata se è indispensabile per la comprensione del testo.
Stessa cosa per quanto riguarda il credo di tipo politico.

Per comunicare senza escludere è necessario dunque:

  • comprendere quali significati si nascondono dietro determinate parole, 
  • essere consapevoli di come la collettività percepisce determinati discorsi,
  • capire come evolve la nostra lingua.

Saper comunicare utilizzando un linguaggio inclusivo non è qualcosa di definito, ma è un processo: la lingua, infatti, è in costante mutamento e risente fortemente del contesto sociale e dell’utilizzo che di essa fanno i parlanti. 

Per comunicare in modo inclusivo prepariamoci allora ad accogliere i cambiamenti e a rivedere le nostre abitudini linguistiche ogni qualvolta ce ne sarà bisogno. Io trovo sia un tema molto interessante, tu cosa ne pensi?

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Promuovi il tuo lavoro con una Comunicazione Etica: la Netiquette e la scrittura etica

*Gli esempi sono tratti dal libro “Manuale di copywriting e scrittura per i social” di Antonio Cannavacciuolo

Creo e gestisco contenuti per blog e siti web e scrivo testi ottimizzati SEO per migliorarne il posizionamento sui motori di ricerca.

Da qualche anno tengo Corsi di Comunicazione e scrittura per il web per scuole e privati.

Ho una laurea magistrale in editoria e giornalismo, amo da sempre leggere e andare in montagna, palestra di vita.

Sara Soliman

Copywriter

 

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Promuovi il tuo lavoro con una Comunicazione Etica: la Netiquette e la scrittura etica

Promuovi il tuo lavoro con una Comunicazione Etica: la Netiquette e la scrittura etica

Chi scrive sul web dovrebbe attenersi sempre ad un’etica, nel rispetto del lettore ma anche della parola, proprio perché ne comprende la forza e il valore.

Sono in molti a chiedersi se esistono delle regole che stabiliscono quale sia la buona comunicazione. Una comunicazione etica intendo, quella comunicazione che funziona proprio perché si fonda nel rispetto dell’altra parte.

Ormai lo abbiamo visto: non possiamo non comunicare.

A questo proposito ho scritto un articolo sugli Assiomi della Comunicazione, dove spiego alcune proprietà della comunicazione che hanno fondamentali implicazioni interpersonali.

Possiamo comunicare bene oppure male. Non solo nel senso dell’efficacia e della chiarezza, ma anche nello scopo di raggiungere un’intesa, per venire compresi e per comprendere.

È a questo scopo che parliamo di comunicazione etica.

Ricordiamo poi che il virtuale non è altro che un potenziamento della realtà. Molti pensano che scrivere grazie a una tastiera non sia l’equivalente di parlare, ma non è così.

All’interno di questa realtà virtuale divenuta quasi una realtà parallela, emergono anche per gli abitatori della rete (netsurfers) criteri morali da assumere, quell’insieme di comportamenti che devono essere adottati quando si naviga in rete. 

A questo proposito sono state elaborate diverse prescrizioni: alcune si fondano su argomenti di carattere giuridico, altre su motivi di opportunità o su sollecitazioni morali, altre ancora si fondano su esigenze legate alle buone maniere.

Vediamone alcune.

Linee guida per l’utente che usa la Rete: i Dieci Comandamenti di Arlene Rinaldi

Arlene Rinaldi (Florida Atlantic University) ha tentato di fissare prescrizioni elaborando gli ormai noti “dieci comandamenti” che dovrebbero essere rispettati da chiunque usa un computer.

In questo caso, più che di etica dobbiamo parlare dunque di netiquette.

È essenziale che ciascun utente della rete riconosca le responsabilità insite nel fatto di avere accesso a un gran numero di servizi, siti, sistemi e persone. 

Ma va ricordato che, come scrive Arlene Rinaldi:

Il fatto che un utente possa compiere una determinata azione non implica necessariamente che debba compierla.

Inoltre:

L’uso della rete è un privilegio, non un diritto, e potrebbe essere temporaneamente revocato in qualunque momento a causa di una condotta scorretta.

Quella di Arlene Rinaldi è una curiosa parafrasi della nota Tavola dei dieci comandamenti.

Si tratta delle prime regole apparse in Rete, oltre 20 anni fa, per cercare di regolamentare l’utilizzo di Internet e dei computer più in generale.

Questi sono i dieci comandamenti dell’etica sull’uso dei computer così come sono stati pensati da Arlene Rinaldi nella ormai famosa (almeno per gli addetti ai lavori) The Net – Guida per l’utente e Netiquette.

I dieci comandamenti dell’etica sono i seguenti:

  1.  Non userai un computer per danneggiare altre persone.
  2.  Non interferirai con il lavoro al computer di altre persone.
  3.  Non curioserai nei file di altre persone.
  4.  Non userai un computer per rubare.
  5.  Non userai un computer per portare falsa testimonianza.
  6.  Non userai o copierai software che non hai dovutamente pagato.
  7. Non userai le risorse di altri senza autorizzazione.
  8. Non ti approprierai del risultato del lavoro intellettuale altrui.
  9. Penserai alle conseguenze sociali dei programmi che scrivi.
  10. Userai il computer in modo da dimostrare considerazione e rispetto.


Esempi di azioni scorrette:

  • Depositare informazioni illegali su un sistema;
  • L’uso di linguaggio irrispettoso in conversazioni pubbliche o private;
  • Lo spedire messaggi che molto probabilmente provocheranno la perdita del lavoro o dei sistemi dei destinatari;
  • Lo spedire “lettere a catena” o messaggi “broadcast” (spediti in copia a tutti) a liste o a gruppi di utenti;

e qualunque altro tipo di uso che possa causare la congestione delle reti o in altro modo interferire nelle attività altrui.

Comunicazione Etica

Scrittura Etica

Comunicare e scrivere sono atti di condivisione e di crescita comune: devono essere fondati su valori di rispetto, trasparenza e lealtà.

Consigli per scrivere in modo etico:

  1. Condividi contenuti di valore
  2. Sii autentico e originale
  3. Non offendere e sii sempre gentile
  4. Studia e sii competente
  5. Scegli le parole con cura
  6. Permettiti di criticare solo se è utile

Il progetto di Scrittura Etica intende diffondere, attraverso una serie di azioni concrete e di iniziative, una vera educazione all’uso consapevole della scrittura, strumento espressivo del nostro grado di civiltà.

Il manifesto di Scrittura Etica ci ricorda che:

“Tutte le volte in cui utilizzi la scrittura per denigrare, attaccare, offendere ne stai facendo un uso improprio.
Sia che si tratti di attacco diretto a commenti, opinioni, pensieri espressi da altri;
sia che – ancor peggio – siano illazioni occulte, disseminate tra le righe:
sembrano innocue ma in realtà mirano ad ottenere un effetto comunque di attacco,
a mettere in cattiva luce qualcuno o qualcosa.
La scrittura è strumento di espressione, di crescita, di divulgazione;
non va piegata ai propri piccoli obiettivi personali, non va strumentalizzata.
Chi scrive deve o dovrebbe attenersi sempre ad un’etica;
avere il massimo rispetto per la parola scritta proprio perché ne comprende la forza e il valore.”

Testo tratto da Il manifesto della Scrittura Etica

Etica della comunicazione secondo Andriano Fabris

In realtà è molto difficile stabilire norme precise che regolamentino l’utilizzo dei mezzi informatici, sia sul piano etico sia sul piano giuridico (il confine tra i due è spesso molto labile), soprattutto a causa dell’impossibilità materiale di controllare ed eventualmente sanzionare infrazioni alle norme stesse. 

Sul piano etico è stata scelta la strada dell’autoregolamentazione, sia da parte dell’utente sia da parte del provider o fornitore di beni/servizi informatici e telematici. 

Sul piano giuridico i singoli Stati e la stessa Unione Europea hanno cercato di delineare l’ambito e di stabilire regole il più precise possibili e sanzioni applicabili. 

Tuttavia i codici non bastano a dettare legge e dovrebbe essere il buon senso di ciascun navigante a stabilire cosa condividere e cosa no.

Secondo Adriano Fabris (professore di Filosofia morale all’Università degli Studi di Pisa) bisogna invece fornire le motivazioni e stabilire perché bisogna compiere determinati atti piuttosto di altri.

Etica di internet ed etica in internet

L’etica in Internet con il suo rinvio alla responsabilità di ciascun soggetto connesso, si occupa di questo. Ma non basta.

Per giustificare l’adozione di determinati comportamenti l’etica in Internet deve essere a sua volta collocata in un contesto più generale, quello dell’etica di Internet.

Quest’ultima deve esibire i principi generali presupposti dalle scelte concrete. Fondare tali principi è compito della più generale etica della comunicazione.

Ecco che accanto al galateo in Internet vi sono dei regolamenti che danno delle indicazioni sui modi in cui certi testi multimediali devono essere scritti.

Si veda nel caso del blog, di una email, di una chat o di un sito come tenere un comportamento corretto e rispettoso sia alla base della “buona convivenza” in una comunità virtuale.

Dal momento che Internet non è gestito da un ente supervisore, unico e riconosciuto, la responsabilità di quanto pubblicato online ricade sul singolo, sui programmatori o sulle aziende.

Pertanto è il singolo individuo che, nel rapportarsi con la virtualità, deve impegnarsi a seguire un comportamento etico.

A questo punto dell’articolo sappiamo bene a cosa mi riferisco, sei d’accordo? Se hai trovato interessante questo articolo mi piacerebbe scambiare due parole con te, lasciami un commento nel box qui sotto!

Ti consiglio un libro:

  • Fabris Adriano, Etica della Comunicazione, Carocci, Roma, 2010

Articolo pubblicato il 13.01.2021, rivisto e aggiornato il 02.11.2023

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Il processo comunicativo efficace: caratteristiche, implicazioni e barriere

Il processo comunicativo efficace: caratteristiche, implicazioni e barriere

Per comunicare in modo efficace e consapevole è necessario prima di tutto saper ascoltare il nostro interlocutore e limitare al minimo le barriere delle comunicazione

Noi tutti comunichiamo e attiviamo, spesso anche senza rendercene conto, processi di scambio e relazione reciproca con il nostro interlocutore.

Comunicare in modo efficace significa saper esprimere il proprio pensiero in ogni situazione, sia a livello verbale che non verbale (espressioni del viso, tono di voce, gestualità) in modo chiaro e coerente.

Ma soprattutto significa fare in modo di essere compresi dal nostro interlocutore.

Importante è conoscere quali sono e come influiscono le barriere della comunicazione sull’efficacia della comunicazione stessa e della relazione.

Dal momento che non si può non comunicare perché lo stesso silenzio comunica il desiderio di non comunicare, è bene tenere a mente quelle semplici regole della comunicazione note come gli Assiomi di Watzlawick (o Assiomi della Comunicazione).

Saper comunicare in modo efficace è importante tanto in campo lavorativo quanto in campo esistenziale.

In campo lavorativo comunicare in modo efficace ci permette di evitare errori e incomprensioni, di migliorare la qualità delle nostre relazioni e quindi il rapporto con colleghi e clienti.

In campo esistenziale la comunicazione efficace ci aiuta a migliorare il rapporto con le persone e con noi stessi, migliorando la qualità della nostra vita.

Vediamo insieme scopi e finalità di una comunicazione efficace, come limitare le barriere della comunicazione e come migliorare il nostro processo comunicativo.

Scopi della comunicazione

Una comunicazione efficace ha 4 finalità:

  1. Trasmettere un messaggio comprensibile e coerente;
  2. Migliorare il livello di comprensione del messaggio;
  3. Assicurarsi che l’altro abbia compreso;
  4. Agevolare il processo di relazione.

Vediamoli uno per uno.

1. Trasmettere un messaggio comprensibile e coerente

Quando parliamo non abbiamo la garanzia che il contenuto venga compreso, né che quanto detto giunga al nostro interlocutore in maniera coerente con le nostre intenzioni.

Affinché ci sia vera comprensione dobbiamo far in modo che la nostra comunicazione sia:

  • chiara, facilmente comprensibile al nostro interlocutore;
  • concisa, meglio evitare messaggi troppo lunghi;
  • concreta, ossia supportata da esempi reali;
  • veritiera, perché se vogliamo creare una relazione autentica non ha alcun senso mentire.

2. Migliorare il livello di comprensione del messaggio

Per fare in modo che il mio interlocutore mi comprenda devo considerare che le persone utilizzano i loro sensi anche nella comunicazione.

La Programmazione Neurolinguistica (PNL) ci insegna infatti che, per inviare o comprendere un messaggio, tendiamo a basarci su alcuni canali sensoriali.

La Programmazione Neurolinguistica (PNL in inglese neuro-linguistic programming, NLP) è un metodo di comunicazione definito come “approccio alla comunicazione, allo sviluppo personale e alla psicoterapia”.

Il nome deriva dall’idea che ci sia una connessione fra:

  • i processi neurologici (neuro), 
  • il linguaggio (linguistico), 
  • gli schemi comportamentali appresi con l’esperienza (programmazione).

 Questi schemi vengono organizzati da ciascuno di noi per raggiungere specifici obiettivi nella vita.

Secondo la PNL le tipologie sensoriali sono 3: visiva, uditiva, cineastica.

Secondo la tipologia visiva abbiamo una memoria di tipo fotografico. Delle nostre interazioni ricordiamo soprattutto le immagini e per apprendere abbiamo bisogno di vedere come si fa oppure di avere un promemoria scritto.

La tipologia uditiva invece si basa sul fatto che la nostra memoria è fatta di suoni e per apprendere abbiamo bisogno di ascoltare bene le spiegazioni.

La tipologia sensoriale cineastica si basa sul fatto che ogni persona è molto sensibile alle impressioni che gli arrivano a pelle e nelle interazioni vive. Queste sensazioni sono presenti in modo maggiore rispetto alle parole o alle immagini.

È una tipologia sensoriale collegata alla manualità e dunque per ricordare ha bisogno di fare qualcosa piuttosto che vederlo o sentirlo.

Ricordiamo inoltre che la memoria è di tipo olfattivo, quindi dei posti o delle situazioni vissute tendiamo a ricordare maggiormente gli odori e le sensazioni provate.

Ognuno di noi utilizza tutte tre queste tipologie, anche se in modo diverso.

Ma torniamo alla comunicazione e cerchiamo di capire l’importanza dei diversi approcci sensoriali.

Se voglio inviare un messaggio a una persona che utilizza maggiormente il canale uditivo e lo faccio con la mia modalità che è, ad esempio, visiva, è molto probabile che il mio interlocutore mi comprenda poco.

Di qui l’importanza di cercare di modificare la propria modalità di espressione del messaggio in modo da renderlo maggiormente comprensibile se noto che l’altro ha difficoltà a comprendermi.

In questo caso, ad esempio, potrei utilizzare sia la comunicazione verbale, ma contemporaneamente fermare i punti essenziali del mio discorso in un foglio, utilizzando così anche la comunicazione visiva.

Ho già scritto di quanto sia importante oggi imparare a comunicare con empatia: leggi il mio articolo per capire come, grazie all’empatia, si possa creare un rapporto di fiducia dando valore agli altri e valorizzando se stessi.

 

Comunicazione efficace

L’importanza di una comunicazione che si basa sull’empatia

 

3. Assicurarsi che l’altro abbia compreso

Ricorda che:

Non è sufficiente esprimere un messaggio in modo chiaro e comprensibile per essere sicuri che l’altro ci abbia compreso.

Buona abitudine sarebbe quindi chiedere all’altro di riassumere quanto abbiamo detto (certo, senza fare i professori) con lo scopo di riformulare il discorso.

La riformulazione è molto importante perché ci permette di spiegare meglio ciò che si sta dicendo, evitando così fraintendimenti.

Ci permette inoltre di comprendere ciò che l’altro ha capito di quanto gli abbiamo detto e, quindi, di integrare e approfondire l’argomento.

4. Agevolare il processo di inter-relazione

Per agevolare il processo di scambio di informazione e di inter-relazione e far sì che il nostro interlocutore rimanga nella comunicazione in modo attivo è importante evitare alcune barriere della comunicazione.

Cosa sono le barriere della comunicazione?

Le barrire della comunicazione sono modalità che spesso utilizziamo in modo spontaneo per abitudine o per cultura. Evitarle non è semplice, ma dovremmo cercare di limitarle al minimo.

Le barriere della comunicazione tendono infatti ad essere percepite in modo negativo dal nostro interlocutore, portandolo spesso a chiudere la comunicazione.

Oppure a continuarla, ma mantenendo un approccio di tipo difensivo, per nulla efficace agli scopi di relazione.

Vediamo alcuni esempi di atteggiamenti che costituiscono barriere comunicative:

  • Interpretare: è un modo di definire la parole dell’altro senza chiedergli conferma. Non è detto che corrisponda a verità.
  • Giudicare: il giudizio pone l’altro sulla difensiva e la comunicazione continua in modo negativo, sempre che il soggetto non si allontani.
  • Svalutare: sentirsi svalutati pone una grande barriera verso l’altro. Ci si sente non considerati e non compresi. La comunicazione non sarà più autentica né efficace perché l’altro viene visto come qualcuno che allontana.
  • Punire: la punizione non è mai produttiva, per il semplice motivo che non gratifica. È difficile poi riprendere a comunicare con una persona che si sente umiliata.
  • Sostituire: una persona in difficoltà con il proprio lavoro non va sostituita facendole credere di essere un incapace. Se lo scopo è quello di farle imparare il lavoro va affiancata e resa autonoma.
  • Interrompere: è un atteggiamento che esprime non ascolto e non comprensione dell’altro, anche se pensiamo di sapere cosa vuole comunicarci o abbiamo fretta di rispondere.
  • Pressare: serve solo a far aumentare l’ansia. Non serve a far tirar fuori il meglio di sé all’altro, anzi, il rischio è che reagisca con rabbia.
  • Sviolinare: le gratificazioni sono importanti, ma devono essere sincere. Altrimenti, per la potenza del linguaggio non verbale, la non sincerità viene percepita e l’altro si sente poco stimato.

Ogni volta che utilizziamo questi modi di comunicare dobbiamo renderci conto che mettiamo l’altro in difficoltà e blocchiamo o rendiamo difficile la comunicazione.

Un approfondimento sulle barriere della comunicazione lo trovi nell’articolo Barriere della Comunicazione: impara a riconoscerle e ad evitarle per creare una comunicazione efficace e una relazione autentica

La comunicazione efficace: gestualità e contesto

Per comunicare in modo efficace è importante avere chiari innanzitutto il motivo e l’obiettivo della nostra comunicazione.

Dovremmo chiederci sempre:

  • quale è il vero motivo per cui voglio comunicare ciò che ho in mente?
  • cosa desidero che accada dopo che ho comunicato al mio interlocutore ciò che ho in mente?

Secondo la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) nella comunicazione dobbiamo considerare alcuni aspetti:

  1. Il significato della mia comunicazione è la risposta che ricevo.
    Ciò significa che il comportamento dell’altro è il risultato del mio modo di comunicare, è il feedback della mia comunicazione.
  2. Non si può non comunicare.
  3. L’unica informazione certa su una persona è il suo comportamento.
  4. La persona non è il suo comportamento.
  5. Non c’è mai fallimento, ma solo feed-back.

Comunicazione

Aspetti da considerare per una comunicazione efficace

 

Nella relazione di comunicazione, inoltre, alcuni aspetti giocano un ruolo molto importante, e sono:

  • lo sguardo tra gli interlocutori,
  • a gestualità che accompagna le parole,
  • il tono di voce,
  • la capacità di ascoltare e di comprendersi a vicenda.

Ricorda che ascoltare è diverso da sentire. Senza ascolto non c’è comunicazione, perché diventa impossibile creare interazione tra te e le persone con cui stai parlando.

Negli anni la comunicazione si è evoluta: nei social, all’interno di gruppi o delle community, la comunicazione è cambiata e si generano comportamenti e reazioni ogni volta diversi.

Questo significa che il contesto modifica il modo di comunicare.

E vuol dire che la comunicazione, per essere efficace, non si focalizza più solo su chi parla e su ciò che dice, ma anche sul contesto in cui è inserita.

I social media hanno abbattuto le differenze di status e le relazioni oggi si basano sulla collaborazione, sulla trasparenza e sulla condivisione.

Le caratteristiche della comunicazione efficace

Una comunicazione efficace, ricapitolando, si caratterizza per:

1. Capacità di sintesi. Essere concisi significa comunicare tutte le informazioni importanti senza aggiungere dettagli inutili.

2. Considerazione della visione dell’altro. Conoscenze dell’altro e stato d’animo (con empatia) vanno prese in considerazione per modulare la nostra comunicazione e renderla efficace.

3. Completezza. La comunicazione deve contenere tutte le informazioni necessarie per valutare la situazione e raggiungere gli obiettivi in breve tempo.

4. Concretezza. La comunicazione efficace si basa su dati e fatti a supporto dei contenuti. Comunicare in modo concreto significa anche rispondere in modo preciso alle domande e sviluppare le argomentazioni richieste.

5. Chiarezza. Elemento importante per la chiarezza è l’uso della terminologia appropriata, al fine di ridurre fraintendimenti.

6. Credibilità. Comunicare in modo corretto, evitando errori di sintassi o di grammatica, migliora la chiarezza del messaggio e permette di acquisire credibilità come persona, a tutto vantaggio del messaggio e della relazione.

Anche in campo lavorativo le relazioni oggi si basano sulla collaborazione, sulla trasparenza e sulla condivisione.

Spero che questo articolo possa esserti d’aiuto per migliorare il tuo approccio comunicativo e relazionale.

Credo che tutti dovremmo continuamente mettere in discussione il nostro modo di comunicare con l’obiettivo di renderci migliori e valorizzare i nostri rapporti umani.

E tu, cosa ne pensi?

 

Se ti interessa approfondire le dinamiche comunicative puoi seguire sul mio Blog la sezione Comunicazione: puoi trovare tanti contenuti utili e suggerimenti per migliorare la tua comunicazione.

 

Articolo scritto a maggio 2020 e aggiornato nel mese di luglio 2023
Fonti: psicologi-italia.it

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