Gli errori più comuni in italiano, anche sul web
Accenti e maiuscole, congiuntivi e altri errori frequenti. Una breve guida per non aver più alcun dubbio
L’italiano è tra le lingue più difficili da imparare, proprio per le tante regole grammaticali che lo caratterizza e che non si possono dimenticare.
Se anche tu scrivi per il web avrai notato che sono parecchi gli errori che si incontrano in rete, errori che però sarebbe meglio evitare.
Ecco una lista degli errori più frequenti che si incontrano in rete, una piccola guida per non fare quegli sbagli che potrebbero metterci in cattiva luce con chiunque si trovi a leggere un nostro testo.
Apostrofi, accenti, doppie, coniugazioni: leggi questo articolo e non avrai più dubbi!
I 13 più comuni errori sul web
Questi ed altri solo gli errori più frequenti di ortografia, soprattutto tra gli studenti.
E se in qualche caso gli errori sono facilmente evitabili, in altri il dubbio è legittimo. O, come capita qualche volta, sono ammesse più forme diverse tra loro. Vediamoli insieme.
1.Qual è o qual’è?
Questo è un errore molto comune, a volte dovuto a una svista, altre volte alla non conoscenza della grammatica.
Se apriamo il volume “4.000 errori d’italiano” di Mauro Magni, giornalista Rai e linguista, edito nel 1990 da De Vecchi Editore, leggiamo che:
Davanti a vocale “quale” si può troncare e va scritto senza apostrofo: non è quindi corretto (ma non è neppure un errore grave!) scrivere: qual’è, qual’amica, qual’evento, ecc.
Meglio scrivere: qual è, qual amica, qual evento.
Nota bene: scriveremo qual è e non qual’è, ma qual’erano e non qual erano.
2.Da o dà?
Da o dà? Dipende dai casi.
Si accenta quando è inteso come voce del verbo dare.
Esempio: Mi dà ragione.
Non si accenta invece quando è usato come proposizione semplice
Esempio: Sono appena tornato da scuola.
Vuole l’apostrofo invece nel caso in cui si utilizzi come imperativo alla seconda persona singolare.
Esempio: Da’ un aiuto a tuo fratello, per favore.
3.E o ed? A o ad?
L’aggiunta della D eufonica (dal greco, significa bel suono) si aggiunge solo nel caso in cui la parola che segue cominci con la stessa vocale.
Esempi: Vado ad Ancona; era felice ed entusiasta; ed ecco.
Non si dice invece: Ed ancora; od anche.
4.Si o sì?
In caso di particella affermativa, sì va sempre accentato, mentre in tutti gli altri casi non bisogna mettere l’accento.
Esempi: Sì, vengo con te; si stanno facendo belle.
5.Desse o dasse? Stesse o stasse?
Che problema i congiuntivi, specie quelli imperfetti!
Uno degli errori più frequenti si fa con i verbi dare e stare.
Le forme corrette per la terza persona singolare del congiuntivo imperfetto sono:
Che egli stesse e NON stasse.
Che egli desse e NON dasse.
6.Fa o fà?
Verbo fare, indicativo, terza persona singolare: si usa fa o fà? La forma corretta è senza accento, quindi fa.
Esempio: Questo non fa male; un mese fa.
7.Affianco o a fianco?
Un altro frequentissimo dubbio riguarda l’utilizzo di a fianco o affianco per dire “a lato di“.
Qual è la forma giusta?
Affianco è in realtà la prima persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare.
Esempio: Affianco quella macchina per chiedergli informazioni.
Per dire “a lato di” la forma corretta è quindi senza dubbio a fianco. Esempio: Il negozio che cerchi si trova a fianco del cartolaio.
8.Entusiasto o entusiasta?
Anche se ci si riferisce a un soggetto maschile, la forma corretta di quest’aggettivo è entusiasta. Questo vale solo quando si parla al singolare perché invece quando ci si riferisce a più soggetti si distingue nuovamente tra maschile e femminile.
Quindi si avrà entusiasti per il maschile e entusiaste per il femminile, mentre la forma entusiasto non è corretta.
9.Un po, un po’ o un pò?
La forma corretta è quella con l’apostrofo, un po’. Il motivo è molto semplice: si tratta di un troncamento della parola poco, di conseguenza l’apostrofo va messo per mettere in evidenza che in quel punto c’è stata una caduta di una sillaba.
Vietato quindi mettere accenti o scrivere un po’ senza apostrofo!
10.È piovuto o ha piovuto?
Sono corrette entrambe le forme. Questo vale se per piovere si intende proprio la caduta della pioggia dal cielo, sia in forma impersonale.
In tutti gli altri casi, come ad esempio nel caso di piovere critiche, si deve utilizzare il verbo essere.
Dunque si dirà sono piovute critiche e non hanno piovuto critiche.
11.Perchè o perché?
La soluzione è perché: la “e” finale deve essere scritta con l’accento acuto perché è una “e” chiusa.
Questa è una comune caratteristica dei composti di -che: dacché, poiché, sicché, affinché.
12.Se stesso o sé stesso?
Quando il se è retto da stesso, l’accento non è necessario, quindi si scrive se stesso.
Quando invece troviamo solo il se in posizione non ipotetica, bisogna mettere l’accento.
Esempi: Viene da sé, se fosse stato, essere se stesso.
13.É o è?
La “é” indica il suono chiuso, la “è” aperto. Visto che comunque quando si scrive molto spesso non si differenzia l’accento, si può adottare questa regola: si usa sempre la “è”, tranne su “perché”, che vuole la “é”.
La regola degli accenti
Ecco una semplice formula per ricordare quando una parola monosillaba è accentata e quando no:
– una parola monosillaba è accentata se può avere due significati diversi;
– si accenta sempre, delle due, quella che è un verbo;
– se nessuna delle due è un verbo, si accenta quella meno usata;
– se una parola monosillaba ha solo un significato (oppure può essere anche un nipote di Paperino o una nota musicale) non si accenta mai.
La lettera maiuscola
Un altro dubbio frequente riguarda la lettere maiuscola. Come norma generale, l’uso dell’iniziale maiuscola, a parte i nomi propri e le parole che seguono un punto fermo, va limitato ai casi veramente necessari.
Indicativamente, l’iniziale maiuscola usata per:
- nomi di stati e di continenti: Italia, Asia;
- periodi storici e movimenti: il Rinascimento, l’Impressionismo;
- le istituzioni: il Governo;
- soprannomi e pseudonimi: Re Sole;
- denominazioni antonomastiche: il Nuovo Mondo, la Grande Guerra;
- aggettivi sostantivati che indicano territori: il Veronese, il Napoletano;
- titoli stranieri: Sir John Franklin, Lady Mary;
- nomi di edifici e monumenti: la Casa Bianca, Palazzo Chigi, San Marco;
- nomi geografici costituiti da due sostantivi o da un sostantivo e un aggettivo in funzione di nomi propri: Oceano Pacifico, Australia Occidentale, Monte Bianco.
La grammatica italiana prescrive invece l’uso della minuscola in caso di:
- i popoli (i tedeschi);
- i titoli onorifici e professionali (dottore, generale);
- i mesi e i giorni della settimana.
Inoltre, la grammatica non dice come regolarsi in quelle situazioni intermedie in cui la maiuscola può esserci oppure no. E in questo caso dipende dalla scelte che fai, dalle norme redazionali che decidi di applicare.
Ad esempio, puoi scrivere: l’università / l’Università; capitale/Capitale.
L’importante, in questo caso, è fare una scelta e mantenerla con coerenza fino alla fine.
Per approfondire potresti leggere:
- Norme redazionali: cosa sono e perché sono importanti per scrivere bene, anche sul web
- Editing: quali regole seguire per la revisione di un testo scritto
Che ne dici? Hai trovato altri errori comuni sul web? Spero che questa guida ti possa essere utile, se hai qualche domanda non esitare a scrivermi nel box qui sotto.
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